Il Sabato del vignaiolo Fivi, un pomeriggio di convivio, di saluti, incontro, confronti, conoscenze.
Dopo la scorpacciata di Piacenza dello scorso Novembre, una replica piacevolissima tra regioni confinanti, per respirare l’aria sempre affascinante e coinvolgente, che si respira al mercato Fivi.
La Fivi è rete, è legami, è crescita reciproca, è un modo di essere, di partecipare, di approcciarsi al campo e al calice.
Indice Contenuti
Rimpatriata tra amici, tra vignaioli, all’ombra di un albero, dopo una giornata di lavoro!
L’atmosfera è quella dell’incontro, dell’attesa e della spensieratezza e felicità nel ritrovarsi.
Condividere a fine di una faticosa giornata nei campi, momenti rilassanti con amici, colleghi di lavoro anche se distanti, persone che affrontano con te e come te sacrifici, timori e anche successi con passione e dedizione per un risultato comune: il fare bene e il comunicare storie, vite di un luogo reciproco.
Gli assaggi: garanzia di un processo virtuoso che ritrovi nel calice!
In questo caso, gli assaggi diventano secondari, non certo per la qualità del bere, ma anzi per la certezza di assaporare territorio, buone pratiche, decaloghi del buon fare in vigna e in cantina.
Essendo tutti amici, anche i confinanti lucani, l’approcciarmi al banco di degustazione è realmente e unicamente un pretesto per andare a trovarli, come se li raggiungessi in cantina, come consuetudine e gradita abitudine.
Dargli una pacca sulla spalla, porgli domande per nulla retoriche su quello che la vigna quest’anno gli consegnerà e che loro con premura e dedizione dirigeranno nel calice.
Assaggi tra gli altri vitigni, falanghina, Nero di Troia, in zone più o meno limitrofe, tra 𝐶𝑎𝑛𝑡𝑖𝑛𝑒 𝐿𝑜𝑠𝑖𝑡𝑜 e 𝐶𝑎𝑛𝑡𝑖𝑛𝑒 𝐴𝑟𝑖𝑎𝑛𝑜 ma con tessiture e profili pedografici agli antipodi anche se vicini e lo percepisci nel calice, visto che l’artigiano conduce nel bicchiere quello che la stagione e la vigna ha generato. Ancor più distante logisticamente se collocata a Castel del Monte come la 𝐶𝑎𝑛𝑡𝑖𝑛𝑎 𝑆𝑎𝑛𝑡𝑎 𝐿𝑢𝑐𝑖𝑎 con una Falanghina fresca, sapida, aromatica, tonificata dalle escursioni termiche a cui il territorio è sottoposto, oltre che il potente ed elegante Nero di Troia.
Tutti identitari, intensi, decisi, appartenenti ad un comparto preciso: il suolo, la stagione, la vigna.
L’istinto Primitivo, il bere identitario, la definizione genetica e ambientale del grappolo!
Dici primitivo e sai che dove c’è corrispondenza tra vitigno, territorio e uomo, lo potrai trovare declinato nelle sue differenti capacità o comunque dove la materia snocciola carattere, grazia generosa, versatilità, duttilità gustativa e sensoriale.
Quindi Gioia rappresentati da 𝐴𝑧𝑖𝑒𝑛𝑑𝑎 𝐴𝑔𝑟𝑖𝑐𝑜𝑙𝑎 𝑃𝑙𝑎𝑛𝑡𝑎𝑚𝑢𝑟𝑎 e 𝐶𝑎𝑛𝑡𝑖𝑛𝑒 𝐼𝑚𝑝𝑒𝑟𝑎𝑡𝑜𝑟𝑒, dove la firma anagrafica del vitigno redige un manoscritto con trame simili di colore, profondità, persistenza, dilagante sostanza ma con finali diversi, sempre dovuti al periodo, alla stagione, all’andamento climatico.
Manduria con 𝐶𝑎𝑛𝑡𝑖𝑛𝑎 𝑁𝑖𝑠𝑡𝑟𝑖 dove non si percepisce solo corpo e rotondità, ma anche eleganza, accelerazione gustativa e freschezza intensa, donando calici diretti e netti.
Salento o giù di li, tra confini più o meno definiti ma ben rappresentati nel bicchiere!
𝐿’𝐴𝑠𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑚𝑎𝑠𝑠𝑒𝑟𝑖𝑎 che snocciola, malvasia, primitivo e negroamaro, con i loro descrittori dominanti, con le loro sfumature caratteriali, ma sempre vigorosi, radicati, concentrati.
Il padrone di casa 𝑀𝑎𝑠𝑠𝑒𝑟𝑖𝑎 𝑀𝑎𝑠𝑐𝑖𝑢𝑙𝑙𝑜 che ospita gli amici, che li invita a fare enologiche baldorie, banchetti dionisiaci per festeggiare l’incontro, per divertirsi in maniera seria, per infondere in ognuno di loro, sinergie, simbiosi, unità di intenti.
Salento anche qui rappresentato, partendo dalla terra, dal lavoro degli uomini e delle radici dei vigneti, per esprimerli, con coerenza e ragionata estrosità, cercando di trarre da ogni grappolo la propria essenza.
Per poi spostarsi nelle profondità della punta del tacco con 𝐶𝑎𝑛𝑡𝑖𝑛𝑎 𝑆𝑢𝑝𝑒𝑟𝑠𝑎𝑛𝑢𝑚, con la loro conduzione di vigneti dimenticati, in difficoltà e la loro dedizione e passione a servizio del territorio reso integro, tonificato dalle loro cure e premure, oltre che esperienza acquisita a stretto contatto con la natura.
Si arriva li, passando molti km prima, in posizione decentrata a limite tra territori, da 𝐿𝑎𝑚𝑎 𝑑𝑖 𝑅𝑜𝑠𝑒, dove a prescindere dalla denominazione o dai confini legislativi a volte stabiliti e limitanti, si esprimono etichette che descrivono i vigneti, la loro storia, la loro tradizione dalla verdeca al primitivo essenziali, espressivi, tipici.
Meritevoli tutti, rappresentati da persone che seguono i comandamenti del territorio, sicuro approdo per vini e vignaioli intraprendenti e tenaci!
Quando si va ad una festa con tanti invitati, con tanta gente che merita anche solo un cenno, c’è sempre il rischio di non salutare qualcuno, di non andare a trovarlo, di non scambiare anche solo un cenno con lui.
C’erano tanti amici Pugliesi con le loro etichette, col loro lavoro, ma data l’aria di festa e di gioiosa condivisione, mi impegno a sentirli e ad andare direttamente da loro in cantina per dargli il giusto tempo e il giusto tributo e così accade anche con gli amici lucani, dove nonostante la presenza di diverse cantine riesco solo a varcare la soglia della cantina 𝑀𝑎𝑠𝑡𝑟𝑜𝑑𝑜𝑚𝑒𝑛𝑖𝑐𝑜.
Anche qui l’Aglianico ruggisce, asciuga le papille, le tonifica e le fa sentire a casa, gli fa sentire la mineralità del Vulture, fa percepire gli sbalzi d’umore termico generati dagli altipiani e dalle fonti lucani, oltre alla contagiosa vivacità e tumultuosa energia di Emanuela, che ci fa percepire quello che poi ritroviamo nel calice.
Altra bella serata, all’insegna dello stare bene, con gente che ti fa stare bene con la loro energia, con la loro passione, comune denominatore di tutti i vignaioli presenti e di quelli facenti parte della grande famiglia FIVI, una consociazione sinergica di persone, mai a riposo, sempre in fermento e con la voglia di fare BENE!