Ridare vita in chiave moderna a luoghi della memoria di un bambino, senza snaturarne l’anima e lo spirito.

Questa è la “missione”  di Gregory Perrucci, conoscitore profondo del territorio, dei vitigni, della loro storia e della cultura che si respirava in quei luoghi dove è cresciuto, potendo sciorinare aneddoti, abitudini, narrazioni di quei posti e delle persone che li animavano e popolavano.

Spazio Primitivo, il luogo del cuore, una babele di culture enologiche

Non puoi che sgranare gli occhi, quando varchi la soglia di un luogo magico, intriso di romanticismo e poesia, ma anche di attualità e modernità.

Ti trovi tra vasche che ospitavano vino, ora adibite a cunicoli per far riposare bolle tumultuose e arnesi per esercitarsi nello sbocciare magnum come fossero munizioni.

Un pianoforte tra arredamenti industriali che trasudano primitivo, muri che grondano vino e passione, barrique, botole da cui sbirci altri livelli di un videogioco fantastico dove ti trovi catapultato.

Dare vita a tutto questo, riuscire ad estrarre e ricavare da luoghi di lavorazione, di passaggio,  angoli di convivio, meditazione e comunque aree destinate al vino, è un gesto inestimabile che rappresenta la passione, la conoscenza, la competenza di chi ha realizzato questo sogno di tanti.

Vino ora da imbottigliare, etichettare, a cui poter e dover dare “nome e cognome”, fornirgli un documento di identità, un attestato certificativo del suo valore, della sua storia passata e recente, del suo carattere.

La bellezza di questo “spazio” non è solo estetica, ma lo è soprattutto per il suo significato, per l’amore, la dedizione e la volontà di andare a ritroso con un occhio al presente e uno al futuro, per dare onore al passato a cui si è legati a doppio nodo, totalmente radicati.

Luogo nato non per incensare un vitigno o un territorio, ma per fungere da legame tra culture, stili, storie e per “assaporare” il mondo del vino, per confrontarsi, per stare insieme, per crescere e far crescere un comparto, come quello enologico.

I cru del Primitivo, mappa sensoriale e strategica delle potenzialità di un vitigno e del territorio!

La prima volta che conobbi Gregory, rimasi estasiato dalle sue competenze e conoscenze e dal suo modo di raccontarle senza mezze misure, senza preamboli, ma con tanta sapienza acquisita nel tempo, irrorata da ulteriore ricerca e passione.

Del primitivo, della sua storia, delle sue origine tra Croazia e California, ti indottrina anche solo per semplice osmosi, resti ubriacato dal suo sapere e dalle sue nozioni.

Il suo dinamismo, la sua dinamicità, la sua apertura mentale la ritrovi nelle sue etichette, nei suoi vini, per nulla statici, seduti, pomposi, ma vibranti, elettrici, fruibili e con tanta sostanza e potenza, genetica primitiva e non solo.

Sui libri di scuola insegnano che il pedoclima, il terroir è fondamentale nell’ “influenzare” il prodotto finale, nel determinarne caratteristiche sensoriali, saporifere, tattili e assaggiare i vini di e con Gregory, ti fa comprendere in maniera tangibile tutto questo.

Assaggiare il 𝑫𝒖𝒏𝒊𝒄𝒐, figlio del mare, complesso, robusto che riproduce nel calice la brezza marina, l’escursione termica giorno notte, che manifesta un essere scalpitante.

𝑮𝒊𝒓𝒂𝒗𝒐𝒍𝒕𝒂 da terra bianca calcarea, ricco, compatto, con tanta frutta, polpa che ne carica la trama olfattiva e gustativa, sempre dotato di freschezza che ne prolunga il sorso e la vita del calice e della singola etichetta.

𝑻𝒆𝒓𝒓𝒂 𝒓𝒐𝒔𝒔𝒂 che si sgretola nel bicchiere, dotandolo di energia propulsiva e di notevole estratto, vero paradigma primitivo nel gusto e nei profumi, ancor più levigati dal corretto uso del legno.

𝒁𝒊𝒏𝒇𝒂𝒏𝒅𝒆𝒍 l’apripista, il capostipite, l’origine da scoprire, l’essenza territoriale genetica che si traduce in un’etichetta di classe, elegante, sontuosa, piena.

Poter degustare le declinazioni di un vitigno a cui si è tanto legati, potendone scansionare usi e costumi, abilità, capacità espressive è un onore e provoca sempre una nuova emozione.

Quando poi la colonna sonora di questi assaggi sono le narrazioni di Gregory, tutto acquisisce ulteriore fascino, ne calamita l’attenzione.

Di ogni vitigno ti racconta aneddoti e ti mostra la sua identità, dal primitivo al susumaniello, fotografando luoghi che profumano di territorio e cultura.

Narrando di feste, di celebrazioni in onore di Dei, che poi cerca di riprodurre per fare storia, cultura e aggregazione, tramite incontri culturali celebrando altri territori, oltre confine e oltralpe o aprendo le porte della propria casa durante fiere storiche, prolungandone festa e tradizione.

Un fiume in piena, una massa in eterno tumulto, sempre volenteroso e desideroso di creare e produrre sapere.

Metodo classico, esperienza, conoscenza, sperimentazione!

Questo carattere eclettico, spumeggiante, tridimensionale non poteva non sfociare e trovare giusto impulso nella carezza carbonica di una bolla da Vermentino e Chardonnay.

Nata solo con la voglia di fornire esperienze, di produrre interesse e comunicazione, poi diventata etichetta visto l’ottimo risultato raggiunto percepito tra un assaggio e l’altro, tra un degorgement e l’altro tra le vasche, tra i sotterranei di magnum in punta, pronte per essere stappate dagli avventori.

Quindi questo epicentro di culture, questo circolo di letterati e letterari del vino, questa sorta di dopo teatro di produttori, questo porto sicuro dove chiacchierare, imparare, trova il giusto sfogo e declina la sua natura, dando voce al territorio, alle persone.

Felline, primitiva conoscenza di un territorio, di un vitigno e profonda cultura!

Lasciare Gregory, quelle vigne, quei posti, quegli “anfratti” che profumano di vino e di sapienza enologica, di mani “sporche” di vini è sempre difficile.

La nostalgia che si prova quando lo saluti, equivale alla felicità di quando lo ritrovi, col medesimo sorriso, con la stessa voglia di raccontare, di tracciare solchi, per lasciare in eredità quello che ha ricevuto, integrato con la sua esperienza e conoscenza.

Sentirlo, parlare, non filtrare i suoi pensieri, le sue azioni, le sue idee è bellissimo, perchè ne percepisce l’estratto, il succo e comprendi che farà sempre qualcosa di eccezionale, di fuori dal normale, ma che poi diventerà normalità, attualità e sarà riproposto, sdoganato, ricercato.

Vignaioli, produttori come lui sono un fermento e sono straordinari e fanno appassionare neofiti, radicare esperti, comunicano e fanno conoscere, non solo il proprio territorio, ma le radici enologiche, i ponti che le uniscono e creano passione e rete.

Vado via, già con la voglia di tornare, per ascoltare, assaggiare altro, in un luogo fatto di poesia, musica e tanta realtà enologica!

 

 

 

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Felline: passione primitiva, babele di conoscenze ed esperienze!

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