60 ettari tra mare e montagna, accarezzati e rinvigoriti dal vento costante, eterogenea coccola tra il burbero e protettivo Gargano e il volano termico, salino del mare.
Inerbimento controllato, cooperazione tra erbe e vigna, tra suolo e microorganismi utili.
Erba medica, leguminose, gestione di vigne vigorose come il Nero di Troia, suolo scuro, potente, straripante di sostanza organica derivante dallo sgretolarsi delle vinacce, no scarto, ma fertilizzante propulsivo e identitario.
Indice Contenuti
Inerbimento, sorgente di biodiversità e fertilità del suolo
Sembrano parole obbligate, termini che rapiscono, che attraggono, ma scrutarne l’essenza, la sincera anima, è un privilegio e fa comprendere cosa vuol dire fare, nel rispetto del suolo e del DNA varietale, storico, territoriale.
Festuca, poa, loietto, piante che forniscono massa organica, fissano azoto, impediscono il proliferare di Peronospora e oidio che si inerpicano, partendo dal suolo, permettono la gestione idrica.
Creare una biblioteca vegetale, da cui attingere, usufruire delle potenzialità di qualsiasi forma di vegetazione che a sua volta genera un ecosistema, una catena di bio sostenibilità.
Un prodotto sano e fertile in campo genera un calice schietto, sincero, genuino, pulito.
Avere il suolo e l’ambiente circostante, come socio di maggioranza, permette di partire da una materia prima di assoluta qualità e questo implica poter intervenire il meno possibile sia in campo e di conseguenza in cantina.
Ritrovarsi nel calice quantità minime di Solforosa, notevolmente inferiori a quanto richiesto dal biologico è il logico effetto di un lavoro su pianta meticoloso, certosino, rispettoso del corredo cromosomico della vigna e del territorio.
Raccolta meccanica, con l’utilizzo di una macchina che seleziona i grappoli, gli acini, che preleva solo le parti pronte, alla giusta maturità, concentrazione, col giusto equilibrio acido aromatico e fenolico.
Questo permette di raccogliere alle prime luci dell’alba e avere i vigneti che circondano il corpo aziendale, consente di consegnare alla massa in fermento un prodotto intonso, netto, sano, in condizioni organolettiche potenziali perfette.
Gestione della raccolta, vinificazione dei bianchi e rossi differente.
Bianchi con ausilio del freddo, pressatura con membrana soffice sottovuoto per tutelarle dall’ossigeno, lento rilascio delle sostanze estrattive, lasciano in pressa le bucce per quasi una giornata.
Rossi con rimontaggio, pumping over, cappello irrorato per familiarizzare con l’ossigeno che sarà alleato del prodotto finale e no minaccia da evitare.
Anche l’uso del legno sarà differente in base al vitigno, per creare armonia col singolo vitigno, per valorizzarne le capacità.
Nero di Troia collaborerà con legno francese per potenziare le note speziate profonde in suo possesso, primitivo socializzerà con legno americano per assecondarne l’avvolgenza olfattiva.
Temperature di fermentazione ovviamente diverse in base al colore, sempre per estrarre il talento di ogni singolo acino.
Generazioni che si intrecciano, voglia di sperimentare, partendo dalla storia
Ognuno, ha un suo compito, ciascuno è dedito e dedicato alla valorizzazione del proprio lavoro e soprattutto degli sforzi della pianta, del sottosuolo, della cartolina che ogni giorno i loro occhi vedono.
Si percepisce negli sguardi, nelle parole nei gesti di padre e figli, l’orgoglio per quanto fatto, la convinzione di poter fare sempre meglio, ma la certezza di fare bene.
La storia nasce nel 1950, quando papà Giovanni, resta affascinato dal territorio del Gargano, in equilibrio tra mare e montagna e si traferisce con la famiglia.
Con l’ausilio del figlio Leonardo che ne segue le orme nel 1994 iniziano a produrre vino, per poi ricevere il sostegno morale e concreto dei figli Giovanni e Aurelia che con gratitudine e rispetto proseguono il lavoro ereditato e forniscono la loro competenza, passione, volontà.
Ne deriva un connubio perfetto, fatto di storia e tradizione e di ricerca e sperimentazione, senza stravolgere l’essere territoriale, ma esaltandolo.
I vini che ne scaturiscono, non mentono, sono carichi, diretti, rappresentativi. La mano dell’uomo è un filo conduttore che unisce a doppio nodo la terra e la natura, con la consapevolezza di una storia da salvaguardare.
Vini figli del territorio e della premurosa mano dell’uomo
I solchi che rigano e marcano la mano dell’uomo, rispecchiano il lavoro e i sacrifici profusi e ne ritrovi l’estratto nei calici, nelle etichette, ne respiri e percepisci la dedizione.
Partiamo da “Falesia 2020” Moscato al 50%, falanghina e fiano in medesima percentuale:
Calice acido, marcatore principale la nespola che tradisce acidità e piacevolezza, liberando sentori tesi erbacei e morbidi di pera.
“Fiano 2020” un tripudio di profumi che non inibiscono la vena acida e sapida caratteristica del territorio e nota comune degli assaggi.
Il continuo batonnage, conferisce aromaticità, presenza estrattiva, consistenza nella beva.
“Falanghina 2020” sinuosa, più generosa negli aromi e nelle note olfattive: fieno, miele, sensazioni esotiche mature e potenti.
“Trosè 2020” rosato da nero di Troia, fa scaturire tutta la sua vena acida, sapida, schiena spigolosa e piacevole che declina in toni erbacei, di macchia mediterranea, fruttate di melograno, lampone, pungenti, tesi, freschi, con un sorso pulito, corroborante, rigenerante.
Virando al colore, transitando dal rosato, giungiamo ai rossi.
“Primitivo 2018” non solo avvolgenza e calda e rotonda complessità, ma anche nerbo, carattere, la solita identitaria sapidità e freschezza che associata alle spezie, ai toni del sottobosco con l’ausilio dei sentori tostati del legno americano, genera un calice equilibrato, espressivo, vigoroso.
“Cabernet Sauvignon 2019” internazionale, ma assolutamente ambientato nel territorio Dauno, dal clima caldo arido dal quale acquisisce anche potenza che unita all’eleganza e vena erbacea originaria, determina un sorso lungo, fresco e tannico, succoso, dove l’arancia rossa e la viola, si mescolano alle note balsamiche e mentolate. Un bere elegante e generoso.
Per terminare con l’autoctono per eccellenza, il nervoso e apparentemente scontroso Nero di Troia. Il fascio di nervi tannici che è capace di disidratare e frustare e sollecitare qualunque palato. Il “Nero di Troia 2019” è generoso ma comunque elegante, sicuramente tannico ma con fascino e saper fare, floreale e rustico allo stesso tempo, aggraziato ma comunque veemente e persistente.
Cantine Losito bio – grafia di famiglia.
Rapito dalla passione, dalla dedizione, dalla contagiosa voglia di fare e comunicare di Giovanni, Aurelia e Leonardo, ho trascorso una giornata esperienziale, dove respirando la natura, toccando con mano, il significato del lavoro, della volontà e della competenza, ho ricevuto tanti insegnamenti, tante nozioni e soprattutto emozioni.
Queste giornate, rafforzano sempre la convinzione, come detto in altre occasioni, che la Puglia è in buone mani, mani della terra, che nascono dal territorio, che lo comunicano, raccontano, nel bicchiere, nei gesti e nelle buone pratiche di persone belle, sincere, schiette, genuine, come i loro calici.