Metti una sera a cena!

Ti invito a cena…viene anche Gianfranco Fino!

Ci sono serate da dimenticare, ma per fortuna ce ne sono altre assolutamente da RICORDARE e da mettere nel cassetto della nostra memoria.

Quella trascorsa lo scorso 17 Gennaio, è stata certamente una di quelle indelebili che oltre a non dover cancellare, ti donano tanto.

In questo mestiere, c’è sempre da imparare, chiunque riesce ad insegnarti qualcosa, in cantina, durate le degustazioni, bevendo in compagnia,  ma quando al tuo fianco, mentre disseti il tuo essere con i suoi vini, c’è una persona del calibro di Gianfranco Fino, il nutrimento, il rifornimento di emozioni e crescita umana e professionale fa il pieno.

Così ci si ritrova al tavolo, con gli amici di sempre, la squadra di Slow Food, il Fiduciario della Condotta di Bari Leonardo Manganelli e suo figlio Giuseppe, caro amico e grande conoscitore di vini, ad osservare con silenziosa devozione, i calici che ci vengono riempiti, constatando che anche solo i colori, i profumi che provengono dal bicchiere sono in grado di appagare e saziare i nostri sensi e rappresentano l’essenza della nostra terra, del nostro territorio, primitivo in purezza e con un orgoglio e potenza, esemplare e rappresentativa delle nostre origini.

Ti giri e al tuo fianco c’è il PRODUTTORE, l’artefice, il genitore di quel calice, che te lo descrive, facendo trasparire tutto il suo orgoglio, la sua fatica e la sua volontà di continuare, crescere, migliorarsi.

Storia di un successo (quasi) scritto!

I depositari del sapere di questi vini strepitosi, ti raccontano la loro storia,  le loro vigne, quindi la loro terra, le loro idee, le loro paure e le loro ambizioni, dandoti la certezza, che dove c’è tenacia e capacità il traguardo è certo.

Le storie di coloro che ce la fanno, sono quasi sempre tutte simili: sacrifici, inizio complicato, idee per molti da pazzi, obiettivi irraggiungibili, che poi si trasformano in successi, in enormi gratificazioni che ti rendono felici, soprattutto se puoi fare il lavoro che ami, ma ciascuna ha le proprie sfumature, le proprie inclinazioni  che la rendono unica, speciale e memorabile.

Questa di Gianfranco Fino e di Simona Natale, sua compagna e braccio destro, nella vita e nel lavoro, è una storia di un trionfo fatto di passione, competenza, equilibrata follia che porta due persone a stravolgere le proprie certezze per inseguire un desiderio e le proprie aspirazioni diverse da quelle scelte dai propri genitori e quindi più scomode, i propri studi, le proprie passioni, convinti e consigliati dal proprio istinto e dai propri mentori e persone di fiducia che vedono lontano e nel tuo profondo.

Sentirli raccontare la propria storia, mentre bisticciano amorevolmente, orientandosi tra i ricordi della loro memoria, tra sorrisi e sospiri mentre parlano degli immensi sacrifici sostenuti, ti riempie il cuore e ti fa comprendere che con umiltà, volontà e intenti comuni si arriva lontano.

Simona e Gianfranco, ci narrano della loro prima vendemmia, delle difficoltà a reperire i mezzi e gli attrezzi da lavoro, delle coincidenze della vita che aiutano gli audaci e i predestinati e che come un puzzle, incastrano tutti i tasselli, permettendoti di acquistare i terreni  dimora degli alberelli da cui sgorgherà il vino tanto riconosciuto e tanto apprezzato in tutto il mondo.

Ci raccontano delle loro scelte, a volte controcorrente, difficili, ma concrete e determinate che li portano a rifiutare di imbottigliare col nome di altri, anche se famosi e con una grande e di credere nel proprio nome e nel proprio progetto che li porterà prima a vendere immediatamente le prime circa 3000 bottiglie prodotte e poi a insediarsi di diritto nel panorama enologico mondiale.

Vieni a cena da me, il vino lo porto Jo…e non solo!

Dopo le presentazioni, le strette di mano, gli abbracci si inizia a far sul serio.

In un ambiente per me, realmente famigliare, il CANTIERE DEL GUSTO dell’amico oste e grande esperto e appassionato di salumi e formaggi e ambasciatore del mangiare bene e delle tradizioni culinarie delle nostre terre Roberto Capobianco, iniziano a portarci i piatti del cantiere e a riempirci i calici e quindi ogni angolo del nostro corpo inizia a fibrillare e a scaldarsi pronto ad accogliere le lecornie del piatto e del bicchiere che ci verranno servite.

Si inizierà con il tagliere stile Cantiere che sarà ovviamente narrato da Roberto, descrivendoci perfettamente tutti i salumi e formaggi presenti: dallo speck d’anatra, prosciutto cotto di pecora, mortadellina di fegato d’oca e strepitosi formaggi da lui certosinamente scelti e selezionati, accompagnati da SE’, il nuovo arrivato in casa Fino.

SE’ … giovane sguardo al futuro

SE, come citato dal produttore, “Ampliamento della coscienza, luogo da cui si attiva la creatività e da cui si sviluppano le possibilità del futuro”.

Nome veramente calzante e perfetto…SE, da vigne giovanissime di 7,8 anni, derivato da selezione massale delle vigne del suo progenitore e collega ES, dai cloni migliori, deriva questo vino, essenziale, diretto, solo ingentilito da un anno di barriques di diverso passaggio, in cui l’anima del primitivo è viva e concreta.

Ovviamente sorretto da una notevole spalla acida, dovuta anche alla sua giovane età e alle tecniche di vinificazione usate, con pressatura soffice, contatto con le bucce di circa 3 settimane, controllo maniacale delle temperature e dell’intero processo che poi porterà ad imbottigliarlo senza l’ausilio di chiarificanti e senza precipitazioni tartariche, dando vita ad un vino luminoso, puro, essenziale.

I suoi profumi sono il suo biglietto da visita, la sua carta d’identità del suo essere primitivo, la ciliegia, la marasca che domina, ma sorretta da profumi speziati, leggermente tostati e comunque morbidi che ritrovi al palato, in un lungo sorso di corpo, ma dinamico, muscoloso ma agile che ti rinvigorisce il palato accarezzandolo con forza, con i suoi 15,5 gradi di potenza elegante e fine.

ES Autentica Storia Primordiale

Si prosegue e sul tavolo, ci giungono dei troccoli con funghi porcini e salsiccia di suino mangalica e per sorreggerli si decide di scomodare ES, il primitivo per definizione che in punta di piedi, umilmente, senza volere troppi riflettori inutili su di lui, si manifesta in tutto il suo nerbo e vigore.

ES, nome di Freudiana memoria, sempre come narrato dall’azienda  “istinto e passione sfrenata, senza condizioni, senza regole, al di là dello spazio del tempo, della logica, della morale. l’ES sottostà ad un solo principio: il piacere”.

Come racconta Gianfranco Fino, nome consigliato da un amico che dopo averlo assaggiato ne riconosce questa tempra, queste capacità insite e innate, rappresentative del territorio, del suo coraggio e della sua estrema bontà, linfa di godimento, fuori dagli schemi, sostanza senza fronzoli.

Quindi ci perdiamo nei suoi effluvi, nervosi e scalpitanti, data la sua giovane età, ma sempre depositari e riferenti alla sua anima primordiale, anche questa rasserenata dalla saggia e non invadente mano del legno e dalle cure giornaliere, tra cui bâtonnage fino al primo travaso e ulteriori mesi di riposo in legno, per poi essere imbottigliato e dopo 6 mesi pronto per essere degustato e apprezzato in tutto il suo essere, anche col suo estremo calore, dei suoi 16,5 gradi, che però riscaldano il corpo, sempre con eleganza e senza sovrastare una struttura ed un corpo complesso, variegato, insindacabilmente emozionante .

Jo Figlio del Mare sinonimo di Negroamaro

In questa scalata di sapori ed emozioni concludiamo con JO, il cui nome deriva dal mar Jonio che bagna le sue dimore che lo nutrono e ospitano.

JO dalle terre di San Pietro in Bevagna, come detto bagnate dal mare figlio di antiche ed epiche storie, che ritroviamo nel suo gusto sapido e nei suoi profumi, nel suo essere comunque sorretto da una notevole struttura e con una freschezza gustativa e portamento.

Meno muscoloso all’apparenza, rispetto ai suoi compagni Primitivi, ma con un bagaglio e un tessuto, che gli dona una trama importante che avvolge e massaggia delicatamente le papille, per lungo tempo, cambiando anche nelle sensazioni nella permanenza sia nel calice che nel palato.

Per onorare al meglio quest’ultimo strepitoso vino Roberto e tutto il Cantiere, sfoderano tutte le loro armi e quindi servono in ordine prima un brasato di Vacca Podalica al Negroamaro e non uno qualunque ma ovviamente lo JO, adornato di succulenti tocchetti di polenta croccante e poi per allietarci e condurci verso la fine di questa splendida cena, come perfetto padrone di casa, ci addolcisce ulteriormente la serata con una sbriciolona alla gianduia con pere caramellate.

Sfidando qualunque principio di abbinamento, puntando tutto sulle enormi capacità di questo Negroamaro in purezza, che inorgoglito e responsabilizzato da questa audace scelta, da il meglio di se, non sfigurando, anzi esprimendosi al meglio, intrecciandosi con i gusti derivanti dal piatto, si genera un connubio perfetto che ci accompagna al termine di questa splendida cena.

A questa cena a casa di amici, anche se invitato, non ho portato il vino, non ho portato il dolce, ma ho portato la voglia di conoscere personaggi speciali che ti arricchiscono con le loro storie e le loro concretamente folli idee e ho abbracciato cari amici, ne ho conosciuti di altri e soprattutto, trascorso del tempo buono in un ambiente famigliare e speciale.

Continuiamo a viniferare!

 

 

 

Lascia il tuo commento
A cena con Gianfranco Fino

A cena con l’esperto di Vini Gianfranco Fino

Consigliati da Viniferare
Consigliati da Viniferare